Quando si parla di math rock, è impossibile non citare “2” dei Don Caballero fra i massimi esempi del genere. Anche perché è l’album che canonizza definitivamente le coordinate sonore di tale stile. “2” non possiede la lieta furia della primissima giovinezza che permeava il veemente esordio “For Respect” (1993), è più cerebrale e scientifico: proprio per queste caratteristiche si rivelerà fondamentale per ogni epigono di Damon Che, Ian Williams, Matt Jencik e Mike Banfield. In queste otto tracce interamente strumentali si salda il vecchio progressive rock (in “Cold Knees” fanno capolino i King Crimson) con il nuovo post – hardcore (quest’ultimo evidente soprattutto in “Dick Suffers Is Furious With You”), senza dimenticare alcuni influssi jazz/fusion essenziali per la riuscita di episodi come “Please Tokio, Please This Is Tokio” e “No One Gives A Hoot About Faux-Ass Nonsense”, oltre a inserti noise che rendono il tutto ancora più freddo, distaccato e metallico (vedi sempre alla voce “Please Tokio…”). Un sound che calza a pennello con le atmosfere siderurgiche della città di provenienza del quartetto, Pittsburgh (la “Steel City”), rimodellato però con un grado di raffinatezza tale da infondere alle partiture dei Don Caballero quel quid in più capace di renderle terribilmente affascinanti. Disco fondamentale, oggi come ieri come domani.
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