Edoardo Bennato – Burattino senza fili

E’ il disco che consacra Bennato a indiscussa superstar italiana. Sarà primo a fine anno, vendendo circa un milione di copie. Qui è contenuta la fortunatissima “Il gatto e la volpe“, veloce ballata modellata sul tempo di un rock & roll anni Cinquanta, parodistico fin nello stile. In realtà è tutto il disco a girare a mille, a entrambi i livelli, lirico e sonoro. Musicalmente l’artista napoletano dimostra di saper padroneggiare perfettamente la materia, escogitando sonorità personalissime basate sul blues, sul boogie, sul rock e, in generale, ereditate dalla musica angloamericana, riletta però con una sensibilità mediterranea (gli echi di Bo Diddley contenuti in “Mangiafuoco”, il piano honky tonk di “In prigione, in prigione” e il blues rock con tanto di dobro – guitar di “Tu grillo parlante” sono fra le cose migliori dell’LP). Ma “Burattino senza fili” rimane una delle più alte testimonianze della musica d’autore italiana soprattutto a livello concettuale: Bennato smonta e rimonta la favola di Collodi per farne una sorta di specchio deformante della realtà contemporanea, in cui Pinocchio rimpiange il suo esser burattino, perché una volta diventato bambino ha perso del tutto la sua libertà (“Come rimpiangi quei giorni che eri/Un burattino ma senza fili/E invece adesso i fili ce li hai”), mentre gli altri personaggi del libro divengono simboli della violenza del potere. Oggi può sembrar strano, ma in quegli anni si poteva diventare popolarissimi anche facendo musica di qualità.

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