Eels – Blinking Lights And Other Revelations

Oltre un’ora e mezza di musica suddivisa in 33 brani. Sin dalle dimensioni, “Blinking Lights And Other Revelations” si presenta come l’affresco sonoro ed esistenziale definitivo per Mark Oliver Everett. È l’autore stesso a mettere subito in chiaro quanto sia ambizioso il progetto, affermando che tratta di “Dio e di tutte le domande sollevate dal concetto di Dio. Ma parla anche di come sia aggrappato ai miei residui brandelli di sanità mentale, del cielo blu che giunge dopo una terribile tempesta, ed è inoltre una lettera d’amore alla vita stessa, in tutta la sua bellissima, orribile gloria“. Ecco, non esattamente un dischetto da party sulla spiaggia. Piuttosto un viaggio da compiere con una certa attenzione, mettendo in conto la possibilità di venirne scossi sin nel profondo. Perché “Blinking Lights…” è, forse ancor più di “Electro-Shock Blues” (1998), il disco – simbolo degli Eels e del loro padrone assoluto, Mr. E, che si conferma così il più grande cantautore statunitense della sua generazione; non è un caso la “visita di cortesia” fatta da Tom Waits in “Going Fetal”. Come Tom, Everett ha il dono di saper maneggiare la tradizione fatta di folk, blues, country e rock adattandola alla propria personalità, producendosi in confessioni che alle volte possono apparire terribili: il sottotitolo di “Blinking Lights (For Me)” recita “Or How I Learned To Stop Worrying and Love Airplanes, Car Accidents, and Psychic Pain“. Impossibile citare tutti i momenti memorabili qui contenuti, veri e propri esercizi di funambolismo indie pop/rock che divengono classici di Americana. Probabilmente “le intermittenze della vita” sono ben sintetizzate dalle opposte polarità di “Suicide Life” e “Hey Man (Now You’re Really Living)”, dal puro romanticismo di “The Stars Shine In The Sky Tonight” e dal commovente riconoscimento post mortem della figura paterna nella conclusiva “Things The Grandchildren Should Know”.

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