Sicuramente l’uscita hip hop dell’anno. Nonché uno degli album fondamentali del 2013, un “ritorno al passato” che smentisce il luogo comune secondo cui i sequel sono sempre delle delusioni e in generale robaccia. No, non nel caso di Eminem che, anzi, con “The Marshall Mathers LP 2” realizza uno dei suoi capitoli migliori. Lungo ben 78 minuti (95 per l’edizione deluxe), dei quali pochissimi di noia: forse giusto “The Monster”, sbandierata collaborazione con Rihanna che in verità si rivela l’anello debole del cd. Non il resto. Non “Rap God”, micidiale evoluzione metrica condotta alla velocità della luce, dimostrazione di bravura forse persino troppo smaccata, ma il personaggio in questione se lo può abbondantemente permettere. Oltretutto TMMLP2 non si ferma di certo ad un paio di tracce. L’arsenale di cui dispone è smisurato. A partire dalle basi, che mischiano di tutto e di più, dal funk al rock, dal blues a sentiti omaggi verso l’old school del rap (cfr. “Berzerk”). Per finire con le rime di Marshall Bruce Mathers III, il consueto concentrato di stile, tecnica e paranoie assortite, che però riescono sempre a suonare urticanti e mai patetiche grazie a una caustica vena ironica che permette all’artista di insultarsi da solo (cfr. “Asshole”). TMMLP2 dovrebbe essere l’atto conclusivo della saga di Slim Shady (il motivo lo capirete sin dall’inizio del disco), in compenso la carriera di Eminem è destinata a diventar ancor più colossale.
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