Gli Enslaved hanno messo a punto uno stile che non trova diretti paragoni, e che viene ulteriormente sviluppato disco dopo disco. Il nuovo parto del quintetto capeggiato da Grutle Kjellson e Ivar Bjørnson, unici superstiti della formazione originale, si differenzia solamente per alcuni tratti rispetto ai suoi diretti predecessori. E va bene così, poiché ormai la band ha trovato la sua ideale dimensione sonora, la quale riconduce ad un black metal pesantemente ‘alterato’ da influenze che guardano al progressive meno addomesticato e alla psichedelia più aspra. Un magma lavico che procede inesorabilmente, attraverso i più differenti passaggi, ora improntati all’epica del viking metal ora più rarefatti e lambenti i confini dell’ambient.
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