Foals – Holy Fire

Non la solita band indie rock. Dagli esordi eretici di “Antidotes” (2008), molto vicini al math rock, passando per le volute post rock di “Total Life Forever” (2010), con “Holy Fire” i britannici Foals approdano al loro lavoro più ambizioso e composito, tentativo (andato a segno) di proporre il loro personale concetto di art rock aggiornato al 21esimo secolo. Come ci riescono? Innanzitutto con una perizia tecnico/esecutiva fuori dal comune, base per edificare un sound immaginifico, che raccoglie un ampio ventaglio di stili e li centrifuga in qualcosa di profondamente personale. Niente a che vedere con il mero post punk revival oppure con la sfibrante riproposizione del folk rock dei Sessanta. Questo è un altro mondo. Fatto di battiti electro che s’intersecano con funk mutante in odore di secondi King Crimson e Talking Heads, detonati però con esplosioni soniche che richiamano l’alt rock più creativo dei primi anni Novanta e, perché no?, persino certi frangenti del nu metal. In questo senso il singolo “Inhaler” è un piccolo capolavoro, anche di produzione, ottimo biglietto da visita per il resto di “Holy Fire”. Lode, dunque, a Yannis Philippakis e compagni, in grado di portare una ventata d’aria fresca nell’ormai inflazionato mondo indie, sempre più ingombro di replicanti senza vere qualità.

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