Il quarto album di Guccini è già uno dei suoi classici. Sia per gli arrangiamenti, che grazie all’uso di flauto, moog e mellotron lasciano trapelare barlumi progressivi in grado di dare un tocco di varietà sonora allo stile scarno e spartano del cantautore, sia per le canzoni contenute. Francesco è soprattutto un cantastorie/poeta, e lo dimostra in brani come “Piccola città”, fra le più rabbiose e spietate confessioni autobiografiche rintracciabili nella canzone italiana, e “La locomotiva“, forse il suo pezzo più famoso, certamente il più simbolico, quello che l’accompagnerà in tutte le serate in giro per l’Italia. L’interpretazione che l’autore dà del gesto dell’anarchico Piero Rigosi, macchinista che nel 1893 s’impadronì di una locomotiva e tentò di lanciarla contro un treno di lusso transitante nella stazione di Bologna, sortisce un effetto più dirompente oggi rispetto al tempo in cui fu scritta.
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