Franco Battiato – Gommalacca

Se cercate il Battiato più romantico e scopertamente pop(ular), lo potete trovare ne “La cura”, celeberrimo brano presente in “L’imboscata”, disco di due anni antecedente a “Gommalacca“. È però quest’ultimo il lavoro più interessante che l’artista siciliano manda alle stampe nel corso degli anni Novanta (e per molti versi non ne saprà dare successore all’altezza). Franco è bravissimo nell’intrecciare vena melodica e accensioni elettriche, mai così violente e acide in quasi cinquant’anni di attività: per sincerarsene basta ascoltare “Il mantello e la spiga”, in cui la chitarra assume sembianze quasi hard rock. C’è poi un uso dell’elettronica che s’incastra in modo pressoché geometrico con la tradizionale strumentazione rock, come accade in “Auto da fé”, oltre a bagliori di archi che danno un tono misterioso alle cupe atmosfere di “Shock In My Town”. E infine c’è il pathos sublime di “Quello che fu”, in cui musica e voce, liriche ed epiche al tempo stesso, s’accordano perfettamente con uno dei migliori testi del filosofo Manlio Sgalambro, già da alcuni anni al lavoro insieme a Battiato.

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