Dominati dalle figure di Guy Picciotto (ex Rites Of Spring) e, soprattutto, Ian MacKaye, già nei Minor Threat a divulgare hardcore punk corretto straight edge nei primissimi anni Ottanta, con “Repeater” i Fugazi debuttano sulla lunga distanza e mettono a segno un album cruciale per l’intero movimento post – hardcore della decade appena iniziata. Fieramente indipendenti, tanto che non firmeranno mai per una major neppure in tempi più propizi, pubblicano questo disco tramite Dischord Records, etichetta di proprietà dello stesso MacKaye. Intensissime e viscerali, ma pure in grado di contenere e plasmare la loro foga all’interno di strutture rigorose e studiate fin nei minimi dettagli, le 11 composizioni di “Repeater” si scagliano con forza indefessa contro il music biz, l’avidità, la mercificazione della vita, il conformismo. Musicalmente sono un rompicapo per lo scribacchino di turno, che si affanna inutilmente nel trovare agganci con lo stile di band precedenti: nell’LP, a parte tracce del funk ‘hardcorizzato’ dei Minutemen e scampoli di noise alla Sonic Youth, c’è pochissimo di conosciuto e moltissimo da assimilare per la prima volta. Un’altra prova dell’immane grandezza di quest’opera. E occhio al testo di “Shut The Door”, dedicato da Ian alla memoria di un’amica tossicomane morta qualche tempo prima: da brividi. Pare siano uno dei gruppi preferiti di Fred Durst dei Limp Bizkit.
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