Il 1970 fu l’anno che impose definitivamente il progressive rock a gloria artistica e commerciale. È quindi un vero peccato che i Gentle Giant abbiano potuto assaporare solo la prima. Il loro esordio eponimo è stato uno dei più belli nel genere, ideale crocevia fra rock, folk medio – rinascimentale, classica e financo jazz. L’introduzione d’organo di “Giant”, alla quale subentra il basso prima che il pezzo si trasformi in un’architettura occhieggiante alla fusion, e le circonvoluzioni ritmico – armoniche dei nove minuti di “Nothing At All” (con citazione pianistica di Liszt) sono momenti di sperimentazione coraggiosa, in cui però non vien mai meno il gusto melodico. Un gusto testimoniato ulteriormente dalla splendida “Funny Ways”, dove violino e violoncello svolgono un ruolo fondamentale, e l’inciso movimentato da chitarra elettrica e fiati è gran cosa. Sebbene affini per certi aspetti ai King Crimson, i Gentle Giant producevano musica più orecchiabile e meno inquietante. Rimane un mistero il perché non abbiano mai sfondato a livello di vendite al pari di Yes o Genesis. A proposito di questi ultimi, “Gentle Giant” vince a mani basse il confronto con “Trespass”, pubblicato appena un mese prima.
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