Alla resa dei conti, il Glenn Branca indispensabile rimane quello dell’album d’esordio. Prima di “The Ascension” c’erano i Velvet Underground, il minimalismo di Tony Conrad e La Monte Young, il Lou Reed di “Metal Machine Music” e i Suicide; dopo ci saranno i Sonic Youth, il noise rock newyorkese, il post rock e persino il drone – doom degli Earth. E questo disco, rapsodia divisa in cinque parti per quattro chitarre elettriche (una delle quali suonata da Lee Ranaldo, guarda caso futuro membro della Gioventù Sonica) più basso e batteria, sta lì nel mezzo, a spartire le acque dell’avanguardia rock. Una scrittura per parti additive che però non manca di generosità né di slanci utopici, come testimoniano i 13 minuti della title – track, che chiude l’opera ebbra di elevazione rumorista. Folgorante.
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