Gogol Bordello – Gypsy Punks: Underdog World Strike

I Pogues del Duemila? Probabilmente la definizione è sin troppo semplicistica, eppure l’attitudine dei due gruppi è molto simile, essendovi come collante il punk alla base della musica d’entrambi. Ma laddove i Pogues lo innestano sul folk irlandese, i Gogol Bordello optano per un melange fra i fragori del ’77 (The Clash, in particolare) e la musica gitana dell’Est Europa. Merito soprattutto di Eugene Hütz, capo indiscusso della variopinta combriccola di stanza a New York ma dalle provenienze più disparate; lo stesso leader è ucraino nato a Kiev, ma di origini rom da parte di madre. Per loro è stato coniato il genere “gypsy punk” e, sebbene come ogni etichetta si presti a forzature, è indubbio che tale definizione calzi a pennello per la musica contenuta in “Gypsy Punks: Underdog World Strike“, terzo full – length e apice indiscusso della formazione. In Italia è diventato famoso, suo malgrado, per la bestemmia contenuta in “Santa Marinella”, peraltro una splendida “canzone a ballo” slavo – mediterranea in cui Hütz ha semplicemente utilizzato un gramelot fra ucraino e italiano in cui inserire espressioni imparate nel nostro paese (turpiloquio, quindi). Ma il disco va ben oltre il singolo episodio, montando 15 pezzi dal tiro micidiale (“Not A Crime” il vertice assoluto del fomento) che mantengono un’autenticità di fondo assoluta. Insomma, non è colpa dei Gogol Bordello se col tempo sono diventati un gruppo culto fra gli indie radical chic più modaioli.

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