I Gong sono la creatura scaturita dalla fantasia allucinogena di Daevid Allen, australiano riparato prima in Inghilterra, luogo in cui si segnala per essere fra i fondatori dei Soft Machine, e successivamente in Francia, dove mette in piedi una comune tardo hippie e, con l’insostituibile aiuto della compagna Gilli Smyth e del sassofonista Didier Malherbe, lancia in orbita la saga spaziale del nuovo gruppo. “Camembert Electrique” è il loro secondo album, il primo a render giustizia della spumeggiante e surreale fantasia di cui sono depositari. Allen e la sua combriccola tramutano la psichedelia in progressive e il progressive in space rock, iniziando a coniare una strampalata mitologia fantacartoonistica adatta allo scopo. La musica naviga liquida fra spunti jazz rock (“You Can’t Kill Me”) e hard (“Dynamite: I Am Your Animal”), filastrocche pseudo infantili (“O Mother”), deliri acido – liturgici (“I’ve Bin Stone Before”) ed erotici (il canto sensuale della Smyth in “I Am Your Fantasy” e in molte altre tracce, sorta di collante dell’LP), per poi decollare in perorazioni di jazz/acid rock astrale nella seconda parte (“Fohat Digs Holes In Space”, “Tropical Fish: Selene”: in quest’ultima si nota anche l’influsso di Zappa). I Gong s’imporrano quale volto sorridente e leggiadro dello space rock, perfetto contraltare alla pesantezza metallica dei coevi Hawkwind.
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