La prima “virtual band” nella storia della musica. E il successo è assicurato. Dietro ai 5 personaggi fumettistici dei Gorillaz, realizzati dal disegnatore Jamie Hewlett, si celano musicisti tutt’altro che sprovveduti, guidati dal genio del britpop Damon Albarn (Blur). Questo debutto è riuscito sotto tutti i punti di vista: utilizzando videoclip all’avanguardia e puntando sull’emergente fenomeno di internet, “Gorillaz” guadagna consensi planetari e si segnala fra le opere – chiave dell’anno. Il singolo “Clint Eastwood” è tuttora il brano più celebre del gruppo, ma pure il contorno non scherza: gli accostamenti fra hip hop, rock, fiati funk, basi trip hop e strascichi dub vengono gestiti con grande maestria e una vena pop che non scade mai nella massificazione spersonalizzante. In altre parole, i Gorillaz riescono a coniare un loro stile, riconoscibile e, a tratti, persino originale. Esistono ancora, con il solo Albarn nel ruolo di factotum, ma l’esordio non è stato più pareggiato in quanto a gradevolezza dell’insieme.
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