L’Orso Grizzly arriva al secondo disco dopo l’ottimo “Yellow House” del 2006. La band o animale in questione ora scorrazza allegramente in ”Veckatimest”, nome di una piccola isoletta disabitata vicino alla costa del Massachusetts. Quello che è racchiuso qui può essere tranquillamente inteso come la punta di un iceberg di un “movimento” indipendente musicale, il folk-pop stralunato molto retrò con i piedi piantati nei favolosi anni ’70, che abbraccia Akron/Family, Animal Collective, Fleet Foxes. Il loro rock acustico è appoggiato su voci e cori a cappella strapieni d’anima. Ovvio che vengano in mente i Beach Boys. Poi c’è quel barocchismo che ogni tanto straripa in dischi del genere (ma che riescono a tenere a livelli di guardia prima che sfibrino orecchie e parti basse) che colora pareti di pastello. Molto è stato scritto, non c’è da vergognarsene. Si sente pure qualcosa dei Radiohead (con cui hanno condiviso un tour) e degli XTC (dei quali sono fervidi ammiratori). Ma comunque rimane un disco che vola molto alto e raggiunge un invidiabile equilibrio tra melodie esili e sentimentali.
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