Non per forza bisogna segnalare solo capolavori o dischi che lanciano nell’olimpo presunte star; ogni tanto va bene anche qualcosa di diretto e molto truzzo: non ci metteremo a dare nomi assurdi (grime, grindie…) ad un genere che è praticamente techno tamarra con synths a cannone, o a guardare il capello per l’eccessivo contorno autopromozionale d’assalto della band. Tra il debutto (2008) e questo ritorno poco cambia: giovani ragazzotti indie che sognano di essere i Prodigy ma sparano techno da videogame (starebbero benissimo in Need For Speed e in tutti i giochi con le auto intruzzite), ora aiutata da strumenti analogici, ora affossata da cantato emo o in autotune, sempre influenzata da generi molto inglesi come il big beat e il dub degli ultimi vent’anni. A questo giro sparisce il loro spirito e il loro cantato più indie (peccato, era originale) per dare più spazio ad elettronica minacciosa e cantato simil dub/hip hop. Ci sono anche meno suoni 8bit e più sperimentazione. Insomma la miglior roba dell’anno da finestrino abbassato e braccio che va a ritmo, a meno che non vogliate anche la melodia dei Pendulum. Ogni tanto serve anche questo.
Categorie
- Anniversari (74)
- Classifiche (61)
- Migliori Album (2.316)
- Storia della Musica (60)
- Underrated (11)