C’è chi mal sopporta il suo gorgheggio ricchissimo di vibrato; chi, al contrario, potrebbe anche soprassedere sullo stile canoro, ma non riesce a digerire le orchestrazioni a metà strada fra folk rock e barocchismi orchestrali. Insomma, sono molte le voci che si levano contro la musica di Antony Hegarty, inglese trapiantato a New York, artista dalla fragile psiche ma dall’elevata creatività, che tramite il suo progetto Antony And The Johnsons ha sdoganato il baroque pop dal taglio arty ad un pubblico più vasto del previsto. E già questo sarebbe un merito, a dispetto dei denigratori. Se poi ci è riuscito per mezzo di un disco, “I Am A Bird Now“, che trasuda poesia, passione e sofferenza reale, allora i meriti crescono in modo esponenziale. Certo, a volte il tocco retrò è sin troppo marcato, e quel tipo di ugola o la si ama o la si odia. Però l’onestà dei testi e delle musiche è rara ed encomiabile. Non c’è nessuna affettazione, a dispetto di quel che potrebbe sembrare a un primo ascolto. All’opera partecipa Boy George, uno degli eroi d’infanzia di Antony. Partecipa persino Lou Reed, che si spertica in elogi per il Nostro e le sue canzoni. E gli apprezzamenti dell’ex Velvet Underground non sono mai casuali…il vero problema è che i dischi successivi non sapranno ripetere la magia di “I Am A Bird Now”.
Categorie
- Anniversari (74)
- Classifiche (61)
- Migliori Album (2.316)
- Storia della Musica (60)
- Underrated (11)