Ascoltate le chitarre e la sezione ritmica di una canzone come “Obstacle 1”: avete mai sentito un mix più riuscito di afflizione alla Joy Division, romanticismo ‘nero’ alla Cure e rifrazioni ‘progressive’ alla Television? E le lente spire sonore di “NYC” non potrebbero essere un ottimo punto d’incontro fra Psychedelic Furs e Cocteau Twins? Domande retoriche, nient’altro che utili stratagemmi per mettere in risalto la grande ispirazione di cui è intriso “Turn On The Bright Lights“, opera prima dei newyorkesi Interpol, fra i più significativi interpreti del post punk revival che divampò in tutto il mondo una decina d’anni fa. L’album è sicuramente calligrafico e non inventa nulla di nuovo (come se fosse semplice farlo in questo nostro Ventunesimo Secolo…), ma la qualità delle composizioni è innegabile. Dei quattro full length dati alle stampe dal gruppo di Paul Banks, questo rimane il più riuscito, nonostante gli Interpol abbiano comunque veleggiato su standard medio alti anche nei tre successori, divenendo una delle poche formazioni davvero significative all’interno della “new new wave” degli anni Zero.
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