Nella prima metà degli anni Zero il folk non veniva soltanto riletto in chiave freakadelica. C’era anche chi intendeva preservarne gli aspetti più classici. Fra questi lo statunitense Samuel Beam, alias Iron & Wine, è stato probabilmente il migliore. Entrambi i primi due full – length dell’artista, “The Creek Drank The Cradle” (2002) e il qui presente “Our Endless Numbered Days“, partecipano della medesima, meravigliosa atmosfera sospesa nella flebile luce di un tramonto infinito, andando a stuzzicare i sensi per mezzo di voce, chitarra acustica, un filo di batteria e pochissimo altro. Fra i due si fa preferire leggermente il secondo, per una migliore qualità della registrazione e un paio di quadretti blues niente male. Una sorta di Nick Drake proveniente dal sud degli States, adatto per l’era dell’indie folk e ideale per le colonne sonore dei film del Sundance Festival.
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