Probabilmente il vertice assoluto di Cale. E anche il disco più inquietante della sua carriera. Se l’ex Velvet Underground aveva intenzione di creare ansia e tensione nell’ascoltatore, beh con “Music For A New Society” ci riesce in pieno. Una manciata di canzoni agghiaccianti, costruite sugli echi gelidi di tastiere che riverberano nel vuoto di stanze bianche, qua e là riempite da scarne percussioni, riff atomizzati di chitarra (collabora al disco Allen Lanier, dei Blue Öyster Cult) e raggelanti aperture di cornamuse. Quasi come se il grande compositore gallese ammonisse sugli spettri che potrebbero infestare questa fantomatica nuova società. È anche l’opera più vicina alla formazione di John quale musicista d’avanguardia, lontana dal melodismo di “Paris 1919” (1973) e nutrita dagli incubi dell’autore. Che in claustrofobie paranoiche come “Chinese Envoy”, “Santies” e “Damn Life” fan tremare il sangue nelle vene.
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