John Lee Hooker è stato uno dei più influenti bluesman della storia. Nato nel 1917 a Clarksdale, Mississippi, e morto in California nel 2001, la sua vita fu una delle più lunghe e produttive fra quelle dei grandi musicisti delle 12 battute. Imparò i primi rudimenti del blues dal suo patrigno, originario della Louisiana e cresciuto immerso nei suoni del Delta; giunse a Detroit nel 1948, città in cui venne a contatto con il blues urbano e riscosse i primi successi discografici, folgorando la Modern Records con il singolo “Boogie Chillen'”, ancora oggi una delle sue composizioni più celebri nonché modello fra i più imitati anche in ambito rock (chiedere agli ZZ Top per chiarimenti). Il suo stile aspro e ‘rudimentale’, ma ricchissimo d’inventiva e dotato di una drammaticità senza pari, permise ad Hooker di padroneggiare ogni espressione della “musica del diavolo“: dal blues rurale solo voce e chitarra a quello elettrico delle grandi città del nord, dalle atmosfere dolenti del folk a quelle vigorose e vitali del boogie, arrivando persino a suggellare il blues rock degli anni Settanta e il pop blues di Ottanta e Novanta con prove ancora magistrali (su tutte quella offerta nel disco “Hooker ‘n Heat” del 1971, suonato in condivisione con i Canned Heat: da quel doppio vinile è presente in questa raccolta l’intensissima “Burning Hell”). Ancora oggi rimane questo il miglior “best of” per iniziare ad addentrasi nel mondo di John Lee, fatto di accordi anarchici e di voce scurissima, espressione miracolosa di un’anima potentissima.
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