La risposta europea al neo soul statunitense. Si potrebbe sintetizzare così la folgorante apparizione dell’inglese Joss Stone sulle scene musicali, non fosse che non è del tutto corretto. Perché “Mind Body & Soul“, successore dell’altrettanto pregevole debutto “The Soul Sessions” (2003), contiene pochissime tracce di hip hop e di suoni smaccatamente contemporanei (quelli usati in gran copia da Beyoncé e simili, per intenderci), preferendo concentrarsi su di un recupero del passato quasi ‘filologico’. Certo, rimane un disco di R&B contemporaneo, ma le inflessioni del soul anni Sessanta, del vecchio rhythm & blues, del funk dei primissimi Settanta si fanno davvero prepotenti. Un esempio? L’organo Hammond, spesso inserito nel tessuto sonoro. Poi c’è la voce della giovanissima Stone, che ad appena 17 anni ne dimostra 20 di più (la voce, non lei), in un confronto con la Franklin che pochissime interpreti possono vantare così poco sbilanciato a favore di Aretha. Il look neo – hippie di Joss (peraltro assolutamente naturale) è un’ulteriore prova dell’attaccamento dell’artista al passato, che in un brano come “Right To Be Wrong” risalta in tutta la sua fascinazione. Peccato per i dischi che seguiranno, sempre perfetti dal punto di vista canoro ma molto più modesti per valore intrinseco delle canzoni.
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