A fine anni Ottanta una marea di ragazzini, ma una marea, godeva con “La Mia Moto” di Jovanotti. Pensando all’importante ruolo odierno di Lorenzo Cherubini ottenuto nella musica leggera italiana dopo molti dischi e in seguito a un’evoluzione innegabile, fa sorridere ascoltarlo all’epoca, cowboy figlio di Cecchetto, Radio Deejay, Deejay Television e strategie di marketing clamorose. Pensato come un incrocio tra rap e rock à la Beastie Boys, con tanto di componenti di una metal band underground italiana a supportarlo durante i playback televisivi (con conseguenti dissidi nella comunità metallara verso i Royal Air Force, traditori svenduti al soldo di Deejay e soci), Jovanotti riscuoteva un successo immenso vendendo singoli e dischi in scioltezza. Che poi, non erano neppure male questi dischi. “La Mia Moto”, “Vasco” (con cui, tra l’altro, arrivò quinto a Sanremo), “Bella Storia”, “Spacchiamoci Le Orecchie” e “Scappa con Me” erano troppo intriganti per chi era giovanissimo in quell’epoca, nonostante testi e canzoni qualitativamente imbarazzanti. Per certi versi tuttavia, meglio “Il Capo della Banda” del “Pulcino Pio” Anno Domini 2012…
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