Fra le band di progressive italiano, i Jumbo sono stati sicuramente quella più arrabbiata. Rabbiosa verrebbe da dire, a giudicare dalla voce ringhiante del polistrumentista Alvaro Fella (si occupava anche di chitarra, sassofono e tastiere), leader indiscusso della formazione, che con questo terzo album giunge al suo vertice artistico. Colpiscono soprattutto i testi, di una violenza inaudita per i tempi: si parla di violenza sui minori e abusi sessuali (“Specchio”), sfruttamento della prostituzione (“Via Larga”), tossicodipendenza (“Gil”), atrocità commesse in nome della religione (“Vangelo”) e, per non farsi mancare nulla, alcolismo (“40 gradi”). E il linguaggio usato è uno dei più feroci e schietti possibili. Tuttavia i Jumbo sono stati grandi anche musicalmente, in grado di organizzare un sound multiforme, capace di svariare dai toni più delicati del prog classicheggiante a quelli più ispidi del rock saturo di elettricità, con intrecci fra chitarre, flauto e tastiere dei più riusciti. In “Gil” c’è persino Battiato che dona le sue ‘vibrazioni’ al VCS3. Le canzoni, seppur complesse, riescono sempre a mantenere una certa linearità e orecchiabilità; purtroppo, dati i testi più che espliciti, i Jumbo non raggiungeranno mai il successo che avrebbero meritato, tanto che “Vietato ai minori di 18 anni?” sarà il loro ultimo disco. Da riscoprire categoricamente.
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