Negli ultimi tempi la carriera cinematografica di Justin sembra languire un po’, in compenso il suo fiuto musicale si è nettamente acuito. “The 20/20 Experience“, così come il suo gemello “The 20/20 Experience Part 2“, è probabilmente quanto di meglio realizzato dall’artista statunitense nell’intero arco della sua attività. Che in realtà, dai tempi di “FutureSex/LoveSounds” (2006), si è ridotta al lumicino, quando con un talento simile avrebbe potuto fiorire rigogliosa e rogers gay dating agguantare il trono del pop. Poco o molto male che sia (decidete voi), l’importante è focalizzarsi su questo album, certamente fra le uscite dell’anno. Anche se non si tratta di un disco immeditato, e anzi potrebbe pure rivelarsi uno shock per il fan medio http://intimations-online.info/aq-lesbian-sex-story-online-short di Timberlake, per il quale contano soprattutto i singoli da sfondamento. No, “The 20/20 Experience” è un lavoro incredibilmente coraggioso, soprattutto per i tempi in http://orchardsnursery.co.uk/6al-singles-guatemala/ cui esce, un’epica celebrazione del soul e del rhythm and uk men dating usa women blues, con il fondamentale apporto di Timbaland alla produzione, che per una volta evita le sue peggiori tamarrate e si mette d’impegno nel costruire un tessuto sonoro caldo e avvolgente, ricchissimo negli arrangiamenti e nella varietà timbrica (ci sono pure le arpe). Tanto di cappello: Justin avrebbe potuto riciclarsi con robaccia usa e getta, ma ha preferito consacrarsi tramite un’esperienza musicale ricca e matura, di ben altro spessore artistico rispetto al facile pop/R&B da quattro soldi che oggi va di gran moda.
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