Katy Perry dilania i sogni proibiti di chiunque con “Teenage Dream“, disco che la elegge tra le superstar del pop del nuovo millennio, grazie a pezzi diretti e orecchiabili che si stamperanno più e più volte in cima a tutte le classifiche del mondo per i due anni a seguire. L’intento della Perry è creare un lavoro pop molto ballabile ma che abbia anche dei testi da leggere, citando influenze come Cyndi Lauper e gli Ace Of Base. “California Gurls” è diventata giustamente uno dei tormentoni dell’estate dell’epoca (e ha forse trasformato definitivamente Snoop Dogg da uno degli uomini più temuti d’America a perfetto vicino di casa) ma per il resto non c’è più nessun ricordo degli esordi gospel (che non si filò nessuno a inizio millennio) o del pop-rock alla P!nk del precedente “One Of The Boys“. C’è un’affermatissima e fighissima popstar che fa canzoncine dance-pop come molte altre puntando tutto sull’immagine e poco sulla sostanza. Successo clamoroso e niente di nuovo sul fronte Occidentale qualitativamente parlando.
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