Non si tratta del disco più innovativo dei tedeschi – per quello consultare “Autobahn” (1974) e “Trans-Europe Express” (1977) -, ma del più compiuto. I Kraftwerk si trasformano nelle loro macchine e compongono sei installazioni sonore che danno vita al synth pop più astratto e contemporaneamente gettano le basi per oltre trent’anni di elettronica futura. L’orecchio si perde nelle gelide scansioni di “The Robots”, nei synth alieni di “Spacelab”, nei labirinti mortali di “Metropolis”, nel fascino “più freddo della morte” di “The Model”, nella sensualità al silicio di “Neon Lights” e nell’algida marzialità della title – track. “The Man-Machine” è uno dei dischi più lucidamente visionari della storia. Ancora una volta, è preferibile procurarsi la versione ‘cantata’ in tedesco, intitolata “Die Mensch-Maschine“.
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