I Linkin Park sono stati la band di maggior successo uscita dal sottogenere nu metal/rap rock. “Hybrid Theory” è il manifesto numero uno dell’alternative metal anni Duemila; riuscì a coinvolgere ascoltatori occasionali e rockettari incalliti, grazie a una miscela realmente perfetta tra parti hip-hop, ritornelli pesanti, qualche grido piazzato al momento opportuno e la giusta dose di elettronica. Dal vivo il gruppo schianta tonnellate di chiappe in ogni angolo del mondo, giungendo al sequel “Meteora” tre anni dopo con uno status da intoccabile. Venticinque milioni di copie vendute testimoniano un successo che andò ben oltre le pur ottime strategie promozionali messe in atto dalla Warner Bros, per un cd uscito nel momento perfetto, ovvero quando Limp Bizkit, Korn, Slipknot ma anche Eminem e il rap comandavano le charts in maniera incontrollabile. Detto questo, bisogna ammettere che il debutto dei Linkin Park è tuttora una delle migliori testimonianze dell’alternative di qualità d’inizio Millennio, quando era ancora possibile vedere delle rock band valide contrapporsi al pop plasticoso che stava inevitabilmente avanzando e travolgendo creatività e buona musica. Bennington e compagni deragliarono negli anni successivi, forzando troppo la mano su sperimentazioni elettroniche e cercando un appeal ancora più radiofonico dal comunque vendutissimo “Minutes To Midnight” (2007) in poi. In ogni caso, rimangono uno dei (pochi) top act assoluti del rock dei 2000.
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