Litfiba – 17 Re

Da molti considerato il capolavoro dei toscani, in effetti “17 Re” è per lo meno il punto più alto mai raggiunto dai Litfiba nel loro periodo new wave. Qua però si va oltre “Desaparecido” e oltre le sonorità importate da oltremanica, e si raggiunge un grado di creatività e personalità assolutamente uniche nell’Italia d’allora (verrebbe da dire anche di oggi). Pubblicato originariamente in doppio vinile, “17 Re” contiene 16 brani scritti con l’ispirazione furiosa tipica di una band in piena salute e proiettata verso il futuro. In questa release c’è davvero di tutto, un rovello di sentimenti a volte persino contrastanti che esplodono in canzoni mai così policrome. Si passa dall’onirismo struggente di “Univers”, “Pierrot e la luna”, “Ballata” e “Come un Dio” al profilo isterico delle nervose “Resta”, “Gira nel mio cerchio” e “Cane”, senza dimenticare gli afrori latini di “Vendetta” e “Café, Mexcal e Rosita” e le atmosfere composite, in bilico fra nostalgia e rabbia, di “Re del silenzio” e “Apapaia”, oltre al lamento lanciante di “Ferito”, che condivide con “Oro nero” un tocco mediorientale negli arrangiamenti. In verità le tracce le si dovrebbero elencare tutte, dal momento che non sono presenti filler di sorta in questa grandissima opera. I testi sono fra i migliori mai scritti dalla formazione, Pelù sfodera un’ottima prova vocale in grado di tenere testa alla chitarra di Renzulli e alle tastiere di Aiazzi, perfettamente a fuoco lungo tutto il disco. Indispensabile.

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