In un certo senso, Little Richard fu la versione nera di Jerry Lee Lewis. Pur non condividendo l’etichetta discografica, entrambi suonavano il piano febbrilmente, cantavano di conseguenza e cercavano di spingere il neonato rock and roll sino ai suoi estremi in quanto a voglia di ribellione e trasgressione (per i tempi, of course). Richard Wayne Penniman, anzi, anticipò Lewis di quasi due anni; il suo primo singolo, “Tutti Frutti” (con la celebre introduzione “A wop bop a lu a bop a wop bam boom!“), venne pubblicato nel novembre del 1955, e insieme alle universalmente note hit di Chuck Berry ed Elvis Presley fu una delle principali micce in grado di detonare la rivoluzione del rock and roll. Prima di addentrarsi in una carriera spezzettata da varie crisi mistiche, che porteranno Richard ad abbandonare il rock per darsi al gospel per tornare successivamente sui suoi passi e compiere il percorso inverso in continue tratte andata – ritorno, il pianista statunitense registrerà nel triennio 1955-57 alcune delle rock song più clamorose e influenti della storia (“Lucille” rimane probabilmente il suo capolavoro), tutte comprese in quest’antologia.
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