Nient’altro che quattro facciate di vinile riempite da feedback di chitarra elettrica suonati a velocità diverse. Questo è “Metal Machine Music“, uno degli album più controversi nella storia del rock, secondo alcuni una sorta di ‘scherzo’ che Reed fece alla sua casa discografica, ai fan e al mondo intero, scocciato dal fatto che il disco precedente, “Sally Can’t Dance” (1974), che lui odiava, avesse avuto tanto successo da entrare in top ten (ad oggi è l’unica fatica di Lou ad esserci riuscita). Nonostante si tratti solo di un’imitazione della musica d’avanguardia e sia praticamente inascoltabile, “Metal Machine Music” è uno dei primissimi esempi di musica noise, per lo meno in ambito ‘rockettaro’, e nel corso degli anni diventerà un cult per il punk (soprattutto per lo spirito con il quale fu realizzato), l’industrial e la no wave newyorkese. Rimane valida la descrizione che ne fece Lester Bangs quando uscì: “Avete presente quando siete così tesi e ansiosi che tutti i nervi della nuca vi si aggrovigliano in un’unica palla bruciante? Be’, se quella ghiandola potesse fare musica, avrebbe lo stesso suono di questo LP“.
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