Magma – Kohntarkosz

Francesi, negli anni Settanta i Magma sono stati, assieme ad alcune formazioni italiane, uno dei pochi nomi a poter rivaleggiare con i grandi del progressive inglese. Guidati dal batterista Christian Vander, e fautori di un prog rock fantaesoterico spesso incentrato sulla saga fra il pianeta Kobaia e la Terra, per la quale Vander ha anche inventato una lingua specifica, il kobaiano, con il loro quarto album i Magma giungono all’apice espressivo. La musica contenuta in “Kohntarkosz”, pur senza l’apporto della sezione fiati presente negli altri dischi, esaspera l’aura di mistero e cupezza che da sempre caratterizza il suono della band, strano melange di rock, classica e jazz. Il cuore del disco è la suite omonima, lunga mezz’ora e separata in due parti, in cui tramite vocalizzi insistenti, percussioni ossessive, fraseggi ipnotici di piano e tastiere elettriche, improvvise accelerazioni e un fulmineo assolo free jazz di chitarra si narra la discesa di un esploratore nella tomba di Ëmëhntëhtt-Ré, un Gran Maestro dell’antico Egitto. L’ascolto non è dei più semplici, ma il fascino emanato da queste note è innegabile. Se ascoltato in certe condizioni, “Kohntarkosz” può persino esser percepito come un’opera ‘rilassante’. Nel lavoro è presente anche un brano dedicato a John Coltrane, “Coltrane Sündia”, ossia “Coltrane riposa in pace” in kobaiano.

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