Marilyn Manson – Antichrist Superstar

Lo si può amare o detestare, ma è innegabile che Brian Warner/Marilyn Manson sia stato uno dei personaggi più importanti negli ultimi vent’anni di vita del metal e della musica ‘dura’ in generale. Sicuramente è stato anche molto furbo, caricando di significati ancora più ‘scandalosi’ il vecchio shock rock di Alice Cooper e cavalcando sonorità all’avanguardia per i tempi. Detto questo, “Antichrist Superstar” è stato e rimane un classico dell’industrial metal, perché oltre al fumo satanista – in realtà il diavolo c’entra poco o nulla, ma per far scalpore sui media è un espediente perfetto – c’è anche l’arrosto musicale. I riferimenti della band sono evidenti; si va dagli Skinny Puppy ai Ministry, dal dark/gothic al thrash; la più ovvia parentela rimane quella con i Nine Inch Nails di Trent Reznor, il quale rimane il primo artefice della fortuna di Manson e, non a caso, è anche uno dei produttori di questo album. Le cui canzoni sono, come già detto, validissime anche dal punto di vista strettamente sonoro: riff lividi e violenti vengono perfettamente inseriti nell’impasto elettronico di tastiere e sintetizzatori, e la varietà di temi, ritmi e atmosfere rende ogni brano un’esperienza a se stante. Il thrash virato electro di “Irresponsible Hate Anthem”, la marcia spietata di “The Beautiful People” e la furia di “Little Horn” vengono compensati dai movimenti più lenti e oppressivamente decadenti di “Cryptorchid”, “Dried Up, Tied And Dead To The World” e “Tourniquet”, e l’esausta e dolente ballata “Man That You Fear” è una chiusura da applausi scroscianti. Insomma, i Marilyn Manson dimostrano di avere una grandissima personalità e di non essere semplicemente un’estensione dell’opera di Reznor, tutt’altro. E il significato delle canzoni di Warner, spesso derubricato a semplice ‘maledettismo’, è più profondo e interessante di quanto sembri a prima vista.

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