Si tratta di uno dei pochi dischi fondamentali per il rock indipendente italiano degli anni Novanta. L’esordio dei Marlene Kuntz, piemontesi di Cuneo e dintorni, è sbalorditivo per quanto riesce a svecchiare, di colpo, il volto di un intero movimento che in quegli anni pareva un po’ inerte. In “Catartica” Cristiano Godano e soci ci mettono tutto: passione, sudore, polmoni, cuore, un coraggio da leoni nel far deflagrare un rock sinceramente rumoroso e pesante, nonostante alcuni alleggerimenti melodici nei ritornelli (cfr. la mitica “Festa Mesta”). Tutte le 14 canzoni sono cantate in italiano, ma idioma a parte l’aspetto puramente musicale ha poco da invidiare alle produzioni estere. Ci sono i Sonic Youth e alcune inflessioni prese dai C.C.C.P. (non a caso “Lieve” verrà ripresa dai C.S.I.), ma c’è soprattutto una forte personalità che rilegge queste influenze in modo autonomo e le centrifuga in veri inni underground come “Sonica”, “Gioia (che mi do)” e la fantastica “Nuotando nell’Aria”, ballata in salsa noise rock come nessun altro in Italia è stato più capace di scriverne, Marlene Kuntz compresi.
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