Ben oltre il trip hop. Con il terzo album i Massive Attack riescono a catturare su disco un senso d’improvvisazione collettiva che prima non erano mai riusciti a metter così bene a fuoco. In compenso le atmosfere s’incupiscono, il buio si taglia col coltello e i sample si fanno minacciosi e striscianti, incutendo lo stesso timore che provoca l’immagine dello scarafaggio gigante posta in copertina. “Angel”, “Risingson”, “Inertia Creeps” (tribale e incalzante) e “Man Next Door” (che porta in collisione campionamenti di Cure e Led Zeppelin) sono poemi di annichilente paranoia suburbana in cui dub, rock, chill out e moltissimo altro si coagulano in una sorta di blob nero pece. Nella continua ipnosi allucinatoria di “Mezzanine” si staglia l’esile e aggraziata melodia di “Teardrop”, impreziosita dalla voce di Elizabeth Frazer dei Cocteau Twins. Il debutto “Blue Lines” (1991) è stato più importante storicamente, ma i vertici dell’arte dei Massive Attack sono racchiusi in queste 11 tracce.
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