Mastodon – Blood Mountain

Seppur inferiore, per pathos ed espressività, al precedente ed irraggiungibile “Leviathan” (2004), “Blood Mountain” fa registrare l’ennesimo passo in avanti per i Mastodon. Le reminiscenze di metal classico aumentano ancora, ma la novità assoluta è una vena progressiva mai così consistente in passato. Ogni traccia porta in sé un germe di tale stile: “Capillarian Crest” esibisce riff intricatissimi suonati alla velocità della luce, “Bladecatcher” è un vortice sonoro in cui si scontrano grind, hardcore e fraseggi più smaccatamente metal (quasi alla Judas Priest), “The Wolf Is Loose” parte all’assalto con rasoiate thrash per poi aprirsi in un break centrale che costituisce un esplicito omaggio agli Iron Maiden. Sono le strutture in continua mutazione che fanno di “Blood Mountain” un’opera straordinariamente complessa, ma contemporaneamente in grado di conquistare fin dai primi ascolti. Il successore “Crack The Skye” (2009) porterà queste intuizioni alle loro estreme conseguenze, “The Hunter” (2011) approderà invece a un suono più diretto e ricolmo di stilemi grunge e stoner, imponendo la band georgiana fra le formazioni di metal contemporaneo più rappresentative in assoluto.

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