Fra le (poche) band chiave del metal del Duemila ci sono sicuramente loro, i Mastodon. Il quartetto di Atlanta si dedica sin dagli esordi a uno stile particolarissimo, denso di contaminazioni che spaziano dallo sludge al post hardcore, dal progressive al metal classico. Se però nell’esordio “Remission” (2002) quest’ultima componente è appena accennata, in “Leviathan” prorompe sin dal riff portante della colossale “Blood And Thunder”. Il resto del disco è un continuo saliscendi stilistico che, lontanissimo dall’essere un mero esercizio tecnico/virtuosistico, emoziona sia quando l’atmosfera si fa potentemente epica sia nei momenti più intricati e sperimentali. Ispirato a “Moby Dick” di Herman Melville, l’album non conosce riempitivi e si propone immediatamente quale pietra di paragone per molto del suono duro a venire, soprattutto per quello intenzionato a rileggere NWOBHM e thrash in un’ottica al passo coi tempi. Ma la qualità eccelsa di “Leviathan” non è stata ancora raggiunta da nessun’altro, Mastodon compresi. Un solo esempio: “Megalodon” inizia con arpeggi e scale che potrebbero esser state ideate dai Cynic, prosegue mutando aspetto in qualcosa di simile ad hardcore progressivo, improvvisamente viene interrotta da uno stacco country/southern (!) per poi riprendere in una cavalcata a metà strada fra Maiden e Metallica. E dura appena 4 minuti. C’è davvero poco d’aggiungere. Un capolavoro irrinunciabile per chiunque voglia conoscere l’hard & heavy più creativo dell’ultimo decennio.
Categorie
- Anniversari (74)
- Classifiche (61)
- Migliori Album (2.316)
- Storia della Musica (60)
- Underrated (11)