Probabilmente l’essere fuori dalle rotte dei grandi interscambi del rock (venivano da Phoenix, Arizona) ha permesso ai fratelli Kirkwood, Curt alla chitarra e Cris al basso (ed entrambi alla voce), di ideare uno stile unico e influentissimo. Con l’aiuto di Derrick Bostrom alla batteria, nel debutto omonimo schizzavano hardcore punk tanto veloce e dissennato da esser quasi una parodia (ma c’era già il country della cover di “Tumbling Tumbleweeds” di Bob Nolan), poi però il power trio impazziva e, di colpo, se ne usciva con “Meat Puppets II“. Dove le sole tirate di “Split Myself In Two” e “New Gods” tradiscono l’idioma d’origine, mentre il resto delle tracce si divide fra ballate alt country e miraggi estatici che faranno parlare di “rock del deserto”. O cowpunk, altra improbabile etichetta affibbiata a un suono inclassificabile, nutrito tanto dalla psichedelia degli anni Sessanta quanto dalla musica tradizionale americana e impastato di spirito anarchico. Su tutto troneggia la sublime melodia della strumentale “Aurora Borealis”, ma altre gemme contenute in questo inestimabile scrigno delle meraviglie sono “Plateau”, “Oh, Me” e “Lake Of Fire”, tutte e tre coverizzate dai Nirvana nel loro disco unplugged del 1994, presenti a basso e batteria i due Kirkwood. Solo per ribadire l’immensa importanza dei Meat Puppets.
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