Il virtuosismo nel creare sonorità che ammiccano al prog rock senza mai sprofondare eccessivamente nel citazionismo e la capacità di intelaiare trame fatte di sassofoni sfrenati, interludi pianistici e improbabili Glockenspiel in un ensemble melodico tanto azzardato quanto azzeccato, avevano trascinato i Menomena al centro delle venerazioni della critica. Ma con “Mines” la band spinge oltre la sperimentazione, approfondisce ciò che con l’ultimo album non aveva avuto il coraggio di sviscerare, percorrendo con più sicurezza un’evoluzione creativa che faticava a trovare una sua precisa direzione. Le influenze rimbalzano tra i settori più disparati, si va dalle palesi suggestioni prog rock di matrice forse più King Crimsoniana che Genesisiana, agli sprazzi brit–rock à la Blur e al classico indie rock che occhieggia vagamente ai più recenti Kings of Leon e Strokes.
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