Il cosiddetto “Black Album” dei Metallica ebbe una gestazione lunga e dolorosa, dovuta agli scontri avuti dalla band con il produttore Bob Rock. Uno dei luoghi comuni più gettonati all’epoca, vedeva questo disco come l’artefice ultimo dello sdoganamento della musica metal presso le masse. La realtà dice che effettivamente le vendite dell’omonimo lavoro di Hetfield e compagni furono colossali (oggi oltre i trenta milioni di copie) e portarono i quattro a un livello di popolarità assoluto, rendendole di fatto vere e proprie rockstar. Ci sentiamo di esprimere qualche riserva sul metallo portato alle masse, in quanto il genere era da tempo ben conosciuto e anche apprezzato ad ampie latitudini. Fatto sta che l’importanza di “Enter Sandman”, “Sad But True” e della ballad con tanto di orchestra “Nothing Else Matters” è fuori discussione. Il sound che Bob Rock riuscì a dare alla release fu, questo sì, qualcosa di mai sentito prima d’ora in un cd heavy metal: suoni scintillanti, pesantissimi ma allo stesso tempo fruibili e leccati alla perfezione. La semplicità delle composizioni, la pesantezza di alcune e l’approccio da mainstream rock con ritmi più pacati di (molte) altre, fecero fare al gruppo il definitivo passo in direzione del gotha del music business. Il prezzo da pagare però sarà altissimo e metterà a repentaglio l’esistenza stessa del combo, provocando dissidi interni che si risolveranno a distanza di un decennio abbondante…
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