All’alba del 21esimo secolo il mondo scopre che l’easy listening jazzato, padrone delle classifiche dagli anni Trenta sino alla nascita del rock and roll, è vivo e vegeto e può ancora imporsi fra hip hop, R&B, dance pop e nu metal. Il canadese Michael Bublé, al terzo album, fa centro pieno. Il cd è un concentrato di cover ad alta gradazione swing: brani celeberrimi come “Fever”, “Moondance” (Van Morrison), “Crazy Little Thing Called Love” (Queen) e “Put Your Head On My Shoulder” (Paul Anka) vengono reinterpretati dall’affabile voce da crooner del Nostro, in soffici arrangiamenti per big band. “Michael Bublé” è solo il primo di una serie di clamorosi successi, che manterranno tutti lo stesso schema, sfumature a parte. Un tipo di musica che farà la fortuna, pochi anni più tardi, del nostro Mario Biondi.
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