Dopo il ciclopico successo di “Thriller” tutto il mondo del pop aspettava al varco Michael Jackson, chiamato a un’impresa epocale; pubblicare un disco che non sfigurasse di fronte al predecessore. Ci vogliono 5 anni d’attesa, ma “Bad” riesce a “contenere i danni”, sia in senso artistico sia da un punto di vista meramente commerciale. Si stima abbia venduto fra i 30 e i 45 milioni di copie, cifre non troppo inferiori a quelle quasi ‘miracolose’ del predecessore. Più ancor di questo, offre un ventaglio di brani che risultano freschi e godibili, merito della mano esperta di Quincy Jones e di Michael stesso, in ottima forma nell’interpretare le ormai storiche “Man In The Mirror”, “Smooth Criminal” (forse il capolavoro del disco) e la title – track, il cui video costò più di 2 milioni di dollari e venne girato da Martin Scorsese. Ripetere l’exploit di “Thriller” in toto era pressoché impossibile, e quindi “Bad” conferma Jackson sul suo personale trono di Re del Pop. I problemi, semmai, arriveranno dopo.
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