Si tratta solamente di un EP di 8 brani per poco più di 9 minuti di durata, eppure è importantissimo. I Minor Threat del diciannovenne Ian MacKaye, da Washington D.C., chiariscono che l’hardcore punk non è solo un affare californiano, e con poderosi anthem quali “Filler”, “I Don’t Wanna Hear It”, “Small Man, Big Mouth”, “Bottled Violence” e la canzone eponima incendiano le coscienze dei ragazzi della costa est degli States. Ma il vinile si ricorda soprattutto per “Straight Edge“, pezzo che inaugurerà l’omonimo sottofilone dell’HC, contrario al consumo di alcol e droghe, al fumo e persino al sesso promiscuo; tale corrente si spingerà ben oltre l’originario intento dei Minor Threat stessi, nient’affatto bacchettoni o moralisti e semplicemente interessati a pensare liberamente per distinguersi dalla massa. La musica è velocissima, violentissima e dotata di una foga colossale: non perfetta sotto il profilo tecnico, tuttavia abbastanza varia per elevarsi al di sopra del 90% delle band coeve. Insomma, una pietra miliare la cui scia luminosa s’intravede ancora.
Categorie
- Anniversari (74)
- Classifiche (61)
- Migliori Album (2.316)
- Storia della Musica (60)
- Underrated (11)