Il disco più sottovalutato dei Mogwai. E i motivi sono evidenti. In “Happy Songs For Happy People” (uno dei titoli più sarcastici della storia) la band scozzese dirada le progressioni post rock sognanti e maestose che erano ormai suo marchio di fabbrica, per esplorare sonorità immerse nello spleen più cupo e opprimente possibile. “Hunted By A Freak” mozza subito il fiato, il mesto suono d’organo che apre “Moses? I Amn’t” viene lasciato decantare negli sconfortanti arpeggi del violoncello e delle tastiere, “Kids Will Be Skeletons” (il titolo è un programma) è tenera elegia narrata nel sole opaco del tramonto (ecco qua una progressione memore del passato, eppure traslucida in modo differente), “Killing All The Flies” un perfetto quadretto di paranoia dal retrogusto neoclassico (c’è un intero quartetto d’archi), mentre altrove il rumore stridente viene mescolato alla melodia (“Boring Machines Disturbs Sleep”)…come s’è intuito, la varietà stilistica non manca, tuttavia tende sempre alla rappresentazione della depressione, sic et simpliciter, senza momenti d’epica irruenza, ad eccezione dell’impennata conclusiva di “Stop Coming To My House”. Rimarrà un episodio isolato per la band. Un meraviglioso episodio isolato.
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