Motorhead – Overkill

Fondati da Ian “Lemmy” Kilmister, ex bassista degli Hawkwind ed ex tantissime altre cose (è stato persino roadie di Jimi Hendrix), con il secondo album i Motorhead danno alle stampe una pietra miliare del nuovo heavy metal. Sebbene non propriamente facente parte della New Wave Of British Heavy Metal (NWOBHM), il power trio inglese con “Overkill” realizza comunque un’opera capace di ridefinire le coordinate del vecchio hard ‘n’ heavy, introducendo innovazioni che verranno apprezzate da molti eroi futuri (non ultimi i Metallica). Perfettamente in bilico fra l’urgenza del punk e la potenza del rock duro, i dieci brani di questo disco elevano all’ennesima potenza il concetto di una musica martellante, assordante ed ossessiva, in cui la chitarra di Eddie Clarke brandisce riff e assoli mai auto indulgenti e sempre finalizzati allo squassamento sonico complessivo, esaltato ancor di più dal basso pulsante e dalla voce catramosa di Lemmy. È “Overkill” stessa a contenere l’alfa e l’omega dello stile che i Motorhead perpetueranno per l’intera, lunghissima loro carriera: il doppio pedale a ‘pala d’elicottero’ della batteria di Phil Taylor introduce cinque minuti di fragore assoluto, rocambolescamente ripresi due volte prima che rimanga solo l’eco del terremoto che ha appena cambiato i connotati del rock estremo.

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