Mudhoney – Superfuzz Bigmuff

Brutti, sporchi e cattivi. I Mudhoney sono stati il volto più feroce del grunge di Seattle, alfieri di un suono che per molti aspetti si distaccava da quello della maggior parte dei loro concittadini: pochissime concessioni al metal, quasi nessuna influenza mutuata da Led Zeppelin e Black Sabbath, un ribollire continuo di distorsioni garage punk che si riallacciavano direttamente a band come MC5, Stooges e alla pletora dei gruppi presenti nella compilation “Nuggets”, compresi i Sonics, anche loro provenienti dallo stato di Washington come Mark Arm, Steve Turner, Matt Lukin e Dan Peters. “Superfuzz Bigmuff” è lo storico EP d’esordio, e sin dal titolo se ne può intuire il contenuto; magma di riff abrasivi e pesantemente distorti, avanza sferragliante attraverso le cariche impazzite di “In ‘N Out Of Grace”, l’epilessi Sixties di “Chain That Door” e la cavalcata psycho – garage al rallentatore di “Mudride”, con la semi ballad “If I Think” squassata da scossoni di elettricità selvaggia. L’unica, grave pecca del lavoro originale è non contenere “Touch Me I’m Sick”, singolo uscito lo stesso anno e manifesto del Mudhoney style: riff acidissimo e iper distorto, voce urlata, assolo che schizza in vena tutto il meglio del punk americano e un testo che tratta dell’AIDS in modo crudo e diretto. Per questo è imprescindibile far propria la ristampa del 1990, “Superfuzz Bigmuff Plus Early Singles”, che oltre al brano sopracitato contiene altre perle sparse di questa band perennemente sottovalutata.

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