L’unica colpa dei Mudvayne è stata quella di essersi mascherati prima degli Slipknot e di aver pubblicato l’album di debutto un anno dopo il loro omonimo che cambiò per sempre le carte nella scena nu-metal. “L.D. 50” (prodotto tra l’altro anche dal Clown Shawn Crahan degli Slipknot, appunto) è un concentrato mostruoso di rabbia, tecnica, dissonanze e creatività, una sorta di nu-progressive (pensate ai Korn che flirtano coi Tool mentre bevono un cocktail fatto di acidi e Mr. Bungle) che permise ai Nostri di emergere rapidamente dall’anonimato (sentitevi “Dig”, “Cradle” e “Nothing To Gain” per delucidazioni). La band non raggiungerà mai la notorietà a cui avrebbe legittimamente potuto ambire, resta il fatto che l’esordio in questione e il successivo (più fruibile e con i ritornelli giusti) “The End of All Things to Come” meritano ben più che un ascolto.
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