Quella dei Mumford & Sons è una parabola in continua ascesa. Da qualunque lato lo si prenda “Babel” si presenta come un grande album: più maturo, più ricercato, ma non per questo meno immediato e passionale del precedente “Sigh No More”. I Mumford hanno capito benissimo che questa è l’epoca migliore per proporre puro folk rock da ballare che sa bene come diventare più intimo o coralmente epico o ancora veloce e coinvolgente. Ripetersi non è mai facile, tanto meno nei tempi moderni, tuttavia la band si colloca di diritto sin da ora tra le realtà migliori emerse a cavallo tra i primi due decenni degli anni zero. Scusate se è poco.
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