Primo disco per il duo dublinese formato da Kevin Shields (voce e chitarra) e Bilinda Butcher (voce e chitarra), arrivata giusto l’anno prima a sostituire Dave Conway. “Isn’t Anything” è un quasi capolavoro che, partendo dalle intuizioni di Jesus And Mary Chain, amplifica a dismisura la contrapposizione fra languide melodie pop e rumorosissime stratificazioni chitarristiche. Merito anche della voce melliflua e sognante della Butcher, a dispetto del cognome depositaria di un sussurro angelico che riverbera nel marasma sonico creato da feedback, distorsioni ed effetti stranianti di ogni sorta. Nasceva lo shoegaze, portato a perfezione dagli stessi “My Bloody Valentine” nell’opera successiva. Pare che le sessioni di registrazione di “Isn’t Anything” siano state massacranti, due settimane per due ore di sonno al giorno: Bilinda, arrivate le 7.30 di mattina, crollava spesso addormentata, venendo poi svegliata per registrare le parti vocali; da qui, probabilmente, il timbro onirico della sua ugola, tanto più che mentre cantava cercava di ricordarsi quel che aveva sognato in quei brevi momenti d’assopimento. Quando si dice aver uno stretto rapporto fra arte e vita…
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