Nazareth – Hair Of The Dog

Con il sesto album, gli scozzesi Nazareth raggiungono il loro più grande successo commerciale, conquistando il platino negli States. Il risultato delle vendite di “Hair Of The Dog” è uno dei più significativi esempi dello stato di preminenza che l’hard rock aveva acquisito nell’industria discografica degli anni Settanta, cosa davvero difficile da immaginare al giorno d’oggi. Eppure, nel 1975, anche una band non di primissimo piano come quella dei Nazareth riusciva a sfondare tranquillamente il tetto del milione di copie vendute. Chiariamo subito, però, che con questo non si vuole affermare la mediocrità dell’opera. Anzi. “Hair Of The Dog” è un disco gradevolissimo, grondante riff fieri e possenti, sospinto dalla voce calda di Dan McCafferty e non lontano da quanto verrà portato a perfezione dagli AC/DC pochissimi anni dopo. Da segnalare almeno la title – track, fra le canzoni preferite da Axl Rose (tanto che i Guns N’ Roses la includeranno in “The Spaghetti Incident?”), “Miss Misery”, la cui cupa e pesante cadenza indica a chiare lettere l’influenza dei Black Sabbath (“Iron Man”), “Changin’ Times”, episodio devoto al sound dei Led Zeppelin (“Black Dog”) con un tocco southern nella seconda parte, ed infine “Love Hurts”, rilettura di un vecchio pezzo country interpretato per la prima volta dagli Everly Brothers, che nelle mani degli scozzesi assume la forma di una classica rock ballad, raggiungendo una celebrità mai sfiorata prima. Attenzione, però: nel vinile originale questo brano si trova solo nell’edizione uscita per il mercato statunitense, quella europea presenta “Guilty”, cover di Randy Newman.

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